CDT del 30 gennaio 2019
Articolo a cura di Leila Bakkers del CDT (corriere del ticino) giorno 30.01.2019

LODRINO

Un atelier per tutti i pipatori del Ticino (e non solo)
Due amici artigiani ci raccontano la loro passione per il fumo e dintorni – «È uno dei pochi laboratori del genere in Svizzera»

Uno ha iniziato ad amare le pipe dopo aver approfondito la passione per la scultura del legno, l’altro è rimasto affascinato dall’oggetto in tenera età, quando il nonno, in casa, la accendeva diffondendo quel gradevole odore di tabacco bruciato. Il primo ha cominciato a fabbricarle già trent’anni fa, il secondo le produce da un paio di lustri. Ragioni diverse hanno poi portato Maurizio Massera e Marco Albertoni ad aprire l’Atelier della pipa insieme, a Lodrino. Probabilmente il solo in Ticino e uno dei pochi in Svizzera: una ventina di metri quadri dove, partendo da ciocchi di erica arborea, i due artigiani danno forma a fornelli, cannelli e bocchini. La loro avventura è iniziata a causa di un incendio. A prendere fuoco, una quindicina d’anni fa circa, è stato il magazzino che Massera condivideva con un altro amico. Le fiamme si sono portate via tutto ciò che avevano: le loro creazioni, i macchinari, gli utensili e anche la voglia di reinvestire in un progetto tanto dispendioso. Qualche anno più tardi però, a riportare la giusta dose di entusiasmo, è arrivato Albertoni. «È stato lui a chiedermi di ricominciare a produrre pipe, allestendo un nuovo laboratorio», racconta Massera. «Io avevo perso la motivazione e da solo non l’avrei mai fatto. Ma, grazie a Marco, ho accettato di rimettermi in gioco». E così nel 2009 è nato, in un locale a lato di via Ponte Vecchio a Lodrino, il loro Atelier della pipa.

Ma come nascono le pipe a Lodrino? I pezzi di legno di erica arborea necessari arrivano dalla Calabria (la pianta è conosciuta anche con il nome di radica). Laggiù, nel corso di una vacanza, Albertoni ha conosciuto un produttore di pipe e fornitore di materiali per altri artigiani e rinomati marchi del settore. Da allora i due artigiani fanno capo a lui per ottenere la materia prima, che subisce diversi trattamenti prima di essere inviata. Dopo l’estrazione, la radica viene infatti tagliata e fatta bollire per una giornata intera. Il processo ha lo scopo di eliminare i tannini dal legno che potrebbero conferire poi alla pipa un gusto amaro. I pezzi di erica arborea vengono poi fatti essiccare per circa due anni. I ciocchi, secchi e non ancora plasmati, vengono dunque inviati in Ticino dal Sud Italia e, da soli, hanno un costo che si aggira sulla cinquantina di euro. «L’erica arborea alle nostre latitudini non cresce», ci informa Albertoni. «Per creare le pipe viene utilizzata la parte più bassa e nodosa della pianta, che non tutti gli arbusti hanno. L’alta densità dell’erica arborea permette alla pipa di non bruciare una volta accesa, cosa che accadrebbe invece con altri tipi di legno più leggeri». Alla materia prima si aggiungono poi diverse ore di lavoro (da una decina ad una trentina) con tornio, frese, levigatrici e altri attrezzi. Il prezzo a cui le pipe vengono vendute varia a seconda della lavorazione. «Si parte generalmente dai 170 franchi e si può arrivare fino a 400 franchi per i pezzi più elaborati», dice Massera. «Capita pure che qualche cliente arrivi con un disegno o un progetto per una pipa personalizzata oppure che qualcuno ci chieda delle riparazioni. Ci occupiamo volentieri anche di questo». La passione per questa attività – si tratta per entrambi di un hobby poiché non consente loro un guadagno sufficiente per vivere – li ha portati, alcuni anni fa, anche a proporre dei corsi per adulti per imparare a creare pipe. «Sono arrivate persone da tutto il Ticino», afferma Albertoni, mentre Massera ricorda la destrezza di alcuni dei partecipanti, giunti a Lodrino da Mendrisio per apprendere l’arte.

«Non è facile creare una buona pipa», affermano gli artigiani. «La qualità dipende in prima battuta dalla materia prima: bisogna osservare la venatura del legno scelto per la costruzione». E le insidie sono sempre in agguato quando si tratta di creare un oggetto simile. «Più di una volta è successo di dover gettare un lavoro appena prima della lucidatura finale, spiega Massera. «La radica, infatti, crescendo a contatto con il terreno può inglobare sassolini o pezzetti di sabbia. Levigando il legno quindi succede che quello che a un primo sguardo può sembrare un puntino più scuro nel legno, si riveli in realtà un sasso. Lisciando la superficie si crea quindi un buco che compromette tutto il lavoro. A quel punto la pipa è da buttare perché accendendola rischierebbe di bruciare in modo errato».

Tolta la pipa dalla sua scatola su misura (sì, i nostri artigiani fabbricano anche quella, se desiderata) non basta infilarci del tabacco e accenderla. Nossignori. «Fumare la pipa è un’arte», dichiara Massera. «Non si fuma come una sigaretta. Si gusta. E per questo anche la pipa va trattata con riguardo». Proprio a questo scopo, le pipe di Lodrino sono vendute insieme a un piccolo foglio illustrativo su cui sono riportati i «Consigli per ben fumare la pipa». «Caricare il tabacco a piccoli pizzichi: i primi appena deposti sul fondo del fornello, gli altri leggermente premuti», si legge. «Evitare boccate a mantice che surriscaldano la pipa. Accendere in modo uniforme tutta la superficie aspirando con frequenza ma dolcemente. Riaccendere è quasi sempre necessario. Di tanto in tanto premere leggermente il tabacco in combustione. Il fumo della pipa non si aspira ma lo si assapora tra palato e naso. A fumata finita svuotare il fornello servendosi esclusivamente del curapipe. Mai buttare la pipa contro alcuna superficie, ma solo sul palmo della mano. Soffiare energicamente nel bocchino e quindi passarvi due o tre volte lo scovolino senza mai aprire la pipa a caldo». «Seguire queste istruzioni, soprattutto in fase di rodaggio, è necessario per non rovinare la pipa», dice Massera. «Se appena acquistata venisse fumata erroneamente, con troppo tabacco o boccate troppo forti, il rischio sarebbe di far bruciare il legno del fornello e in poco tempo la pipa sarebbe da buttare. Bisogna considerare infatti che la temperatura all’interno del fornello può raggiungere i 400 gradi Celsius. Seguire questi consigli permette al legno di formare un mantello interno al camino della pipa, che sarà protettivo e farà durare l’oggetto nel tempo».
Quella di Albertoni e Massera è una passione che li ha portati sul Web. Esiste infatti un sito dedicato alle loro creazioni: https://www.pipe-lodrino.ch
Un mezzo, questo, che consente loro di promuovere i loro prodotti in Ticino, in Svizzera e ben oltre (nell’atelier realizzano pure coltelli e gioielli in legno). E un segno dell’apprezzamento del pubblico sono le visualizzazioni della pagina internet, che superano abbondantemente il milione. ©CdT.ch – Riproduzione riservata